Rapporto 2025 sullo stato dell'economia della provincia
Data:
Venerdì, 18 Aprile, 2025
Il rapporto 2025 evidenzia un quadro economico locale inserito in un contesto complesso, caratterizzato da una crescita modesta, tensioni geopolitiche persistenti e l'emergere di tendenze protezionistiche, anche se unilaterali (per ora). La gestione dell'incertezza e l'adattamento strategico delle imprese stanno diventando sempre di più fattori critici di successo. Il contesto macroeconomico globale a fine 2024, pur vedendo un parziale assorbimento dello shock energetico e un rallentamento dell'inflazione (principalmente per il calo dei prezzi energetici), è rimasto debole, specie nell'Area Euro, lasciando un’eredità complessa al nuovo anno. Per l'economia fiorentina, questo si è tradotto in una cornice operativa dominata dall'incertezza, nel 2025. Di fatto il rapporto sottolinea come le crescenti tensioni geopolitiche e le politiche commerciali statunitensi rappresentino un rischio tangibile. La potenziale intensificazione delle barriere commerciali da parte degli Stati Uniti ha di fatto rappresentato una discontinuità non indifferente con potenziali rischi recessivi per le economie maggiormente vocate all’export come la nostra realtà locale.
L'economia fiorentina si trova, quindi, in un momento cruciale, stretta tra le dinamiche di una congiuntura internazionale ancora incerta e la minaccia sempre più concreta di nuove barriere commerciali. Dopo un 2024 che si è mosso su ritmi molto moderati con una timida ripresa (+0,6%), il 2025 si apre all'insegna della discontinuità (+0,4%), con l'ombra lunga delle politiche protezionistiche statunitensi a gettare un velo di incertezza sul futuro. Tuttavia, le prospettive per adesso indicano poche possibilità di recupero, influenzate principalmente dalla crisi del settore moda e, più in generale, dal ciclo economico internazionale e dall'incertezza legata all'introduzione dei dazi statunitensi. La produzione manifatturiera ha fatto registrare una contrazione media del 5,5% nei trimestri del 2024 con una valutazione qualitativa poco positiva per i primi sei mesi del 2025 e una stima tendenziale ancora negativa per il primo trimestre del 2025, sebbene in via di rientro. Settori chiave come la moda e la meccanica, comprese le attività artigiane, potrebbero mostrare andamenti differenziati, influenzati sia dalla domanda interna che da quella estera, nonché dalle pressioni sui costi e dalle eventuali difficoltà nelle catene di approvvigionamento. La moda (pelletteria in particolare) ha fatto registrare una discreta contrazione produttiva (-13% il tessile abbigliamento e -9% la pelletteria nella media del 2024); ha tenuto la meccanica strumentale sia sul versante della produzione che su quello delle esportazioni e dovrebbe essere tra i settori, insieme al farmaceutico, alla chimica e ai minerali non metalliferi in grado di garantire una certa tenuta del tessuto produttivo, nonché portare alla ripresa, dopo sette trimestri di contrazione produttiva (tra la seconda metà del 2023 e il primo del 2025).
Non è affatto scontato che le misure annunciate saranno mantenute in modo definitivo; lo stile sembrerebbe quello di annunci che “puntano in alto”, improntati all’eccesso cui fa seguito un arretramento abbastanza veloce. Ciò se probabilmente non porta a stime attendibili sul prodotto, genera un’incertezza di fondo stabile che andrà sicuramente ad incidere sulle politiche aziendali relative all’attività di investimento, determinando sui mercati anche probabili ondate speculative. Se da un lato l'inflazione sembra aver allentato la morsa e la BCE ha iniziato una cauta distensione della politica monetaria, dall'altro l'elezione del candidato repubblicano negli USA e il ritorno di una "Trumpnomics" rischiano di rimettere tutto in discussione. L'annuncio di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti, con aliquote che potrebbero raggiungere il 20% per molti paesi (e addirittura il 145% per la Cina), rappresenta un vero e proprio spartiacque, con effetti potenzialmente pesanti per Firenze, considerando che è la seconda economia provinciale in termini di incidenza sulle esportazioni nazionali verso gli USA (pari a circa il 10%). Le stime macroeconomiche tendono ad esser soggette a un'elevata incertezza, con il commercio estero e gli investimenti che potrebbero subire un impatto negativo maggiore del previsto. Diviene quindi fondamentale per le imprese bilanciare la presenza sui mercati internazionali con una rinnovata attenzione e valorizzazione delle specificità e risorse locali. La "gestione dell'incertezza" diventa una competenza manageriale chiave, richiedendo investimenti in capacità analitiche Diversificazione dei mercati, sostegno all'innovazione e una rinnovata attenzione alle specificità del territorio, per coniugare l'apertura internazionale con la valorizzazione delle eccellenze locali.
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