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I giganti del web alla prova Ue


I giganti del web alla prova Ue

A 20 anni dalla direttiva e-commerce, l'Ue torna ad occuparsi di servizi digitali con il Digital service act ed il Digital markets act.
 
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Il Digital service act (Dsa) chiarisce le responsabilità dei service provider per la fornitura di contenuti dannosi e illegali e la vendita di prodotti pericolosi o contraffatti; il Digital markets act (Dma) si propone invece di completare il quadro dispositivo sulle regole di concorrenza (che ad oggi intervengono ex post), con una serie di strumenti regolamentari in grado di limitare il potere delle grandi piattaforme digitali.
 
Le due proposte intendono anche rafforzare il quadro regolamentare su equità e trasparenza dei servizi di intermediazione on line.
La Commissione non si limita alla rimozione dei contenuti illegali, ma arriva a comminare multe che potranno arrivare fino al 6% del fatturato per il Dsa e il 10% per il Dma. Con la minaccia di applicare interventi più strutturali, come lo smantellamento delle grandi piattaforme o la dismissione di attività nel caso di ripetute violazioni.
 
Inizia ora il lungo cammino per l'approvazione definitiva delle proposte in cui la voce dei giganti del web potrà farsi sentire in tutte le stanze delle istituzioni europee. Milioni di euro di investimento sull'attività di lobby per aprire un confronto serrato destinato a far parlare ancora molto di sé.
 
Un recente position paper illustra la posizione di Eurochambres sul Digital services act. Il Dsa, in qualità di seguito ideale della direttiva sul commercio elettronico (Ecd), dovrebbe capitalizzarne gli elementi essenziali, sviluppando appieno le opportunità ancora inesplorate del commercio digitale, come dimostrato dal Business survey 2019 della rete camerale europea, che rileva una bassa percentuale (4%) di Pmi che operano online a livello transfrontaliero entro i confini dell'Ue.
 
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