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Le donne per le donne


Le donne per le donne

Le associazioni femminili servono ancora alla causa o creano inutili recinti? La scommessa del nuovo Comitato imprenditoria femminile in Camera di commercio
 
logo del comitato per l'imprenditoria femminile
 
 
La Camera di commercio ha rinnovato in questi giorni la composizione del Comitato Imprenditoria femminile, che in oltre vent’anni ha lavorato molto sulla motivazione delle imprenditrici, sulla conquista di una personale “leadership al femminile”, sulle conoscenze digitali. Non l’ennesimo organismo di rappresentanza, ma un gruppo di imprenditrici di tutti i settori che mettono a disposizione gratuitamente il proprio tempo e la propria esperienza per altre donne che decidono di fare impresa. La composizione del nuovo Comitato vede la conferma di Ilaria Scarselli in rappresentanza del Consiglio camerale e Theodossia Tziveli per l’industria. I nuovi ingressi sono invece quelli di Alberta Bagnoli e Bianca Guscelli per l’artigianato, Marta Mugelli per il settore agricoltura, Lucia Tarchi per  la cooperazione. Chiara Lazzerini, designata per il settore commercio, rivestirà la carica di Presidente del Comitato. La Giunta si riserva di ratificare le designazioni che perverranno dagli altri settori.
 
Associazioni e leghe per i diritti delle donne in Italia si contano oggi in gran numero e si riflette sulla loro effettiva utilità. Le quote rosa periodicamente tornano alla ribalta della cronaca tra chi è a favore (perché le donne meritano di avere una chance in più a causa di una cultura vetero-maschilista che ancora le penalizza) e chi è contro (perché si rischia di trattare le donne come un genere a rischio estinzione). Si discute cioè sulla necessità di una maggiore presenza femminile nelle assemblee politiche e nella società produttiva e civile; ma c’è anche chi (come anche alcune donne sostengono) non lo ritiene necessario né giusto perché, insomma, in ogni settore occorre che si rivendichi il proprio primato attraverso il merito e non con la sola appartenenza di  genere.
 
Probabilmente non è più la battaglia identitaria delle femministe anni ’70 quella che oggi le associazioni femminili debbono combattere, ma una questione più complessa che ha a che fare anche con le dinamiche che nell’ultimo mezzo secolo hanno profondamente mutato la società, la famiglia, l’economia e di conseguenza anche la vita delle donne. Ma resta ancora molto da fare, non solo contro la violenza domestica e il femminicidio, ma anche per combattere un fenomeno più subdolo, presente a tutti i livelli sociali: quello della discriminazione di genere. Occorre lavorare ancora affinchè anche l’altra «metà del cielo» abbia le stesse opportunità di partecipare alla crescita del Paese.